Mi sono imbattuta per la prima volta nell’Angelo Custode, quando avevo sei anni e frequentavo la prima elementare in un piccolo paese arroccato sui monti dell’Appennino centrale. I libri si scuola erano quelli del dopoguerra: libro di lettura e sussidiario. E proprio in quello di lettura, nella prima pagina, era raffigurato un bambino con un Angelo dietro.
Molto incuriosita chiesi al maestro, che poi era mio padre, chi fosse quella specie di bambino con le ali. Il maestro mi affascinò con una spiegazione simile ad una fiaba e sottolineò l’importanza dell’Angelo Custode nella vita di ognuno di noi.
Da quel momento, giocando per le stradine del paese noi ragazzi ci voltavamo di continuo per vedere se c’era l’Angelo.
Adesso che sono passati tanti anni, posso affermare con certezza che il mio Angelo è stato sempre con me e che mi ha «custodita» nei momenti tristi e in quelli belli (anche se rari).
La prima volta che l’Angelo salvò la mia vita fu quando all’età di otto anni, mentre mangiavo, mi andò di traverso un pezzetto di pane. Non riuscivo più a respirare, ero diventata cianotica, con gli occhi fuori dalle orbite. I miei familiari, inebetiti dalla paura, non riuscivano a prestarmi soccorso. Una vicina di casa, ad un certo punto, iniziò ad invocare il mio angelo custode ed io all’improvviso con un singulto vomitai e mi salvai.
In seguito nel corso degli studi e dei vari concorsi per accedere ad un posto di lavoro, sono stata sempre confortata e incoraggiata da una «presenza» rassicurante, pronta ad affrontare con me le varie difficoltà .
Finalmente, insegnante di ruolo in un quartiere malfamato di una grande città meridionale a forte intensità camorristica, l’Angelo ha avuto il suo bel da fare per preservarmi dai continui pericoli.
Il più eclatante fu quando dovendo prendere un trenino per ritornare in città , mentre ero in stazione, avvertii uno spintone e caddi per terra. Intorno a me, però, non c’era nessuno, tranne qualche persona adulta seduta sulla panchina. Mentre mi asciugavo le ginocchia sbucciate, il treno arrivò e ripartì senza di me. In serata si seppe che c’era stato un attentato di stampo camorristico sui binari percorsi dal quel trenino.
Chissà chi provvidenzialmente mi spinse… Anche quando entrai per la prima volta in una Camera di Rianimazione presso il lettino di un bambino che assolutamente voleva una maestra per studiare, mi rivolsi al mio Angelo affinché mi aiutasse. Straordinarie furono le parole del bambino: «Maestra tu sei il mio angelo Custode e vedo accanto a te un Angioletto sorridente».
Anche adesso che sono una signora adulta e abito nel piccolo paese natio, l’Angelo continua ad accompagnarmi nei vari momenti della giornata, colmando la mia solitudine. Grazie Angelo!
LUISA D.
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